Ho conosciuto Marco Simoncelli un anno fa, in occasione di una
Partita del Cuore con la Nazionale Cantanti giocata a Modena il 25 maggio 2010.
Al di là di ogni frase retorica, posso confermare che SIC, come veniva chiamato
dai suo fans e come amava lui stesso definirsi, era come l’abbiamo sempre visto in
televisione durante le sua guasconesche ma composte interviste, rilasciate a tutti
coloro che gli avessero messo davanti una telecamera e/o un microfono.
Romagnolo verace e veloce sia nel modo di parlare che nel modo di agire.
La sua simpatia era contagiosa ed io l’ho toccata con mano proprio in quella serata di Modena.
La partita finì in parità, 7a 7, e quando si decise di andare ai calci di rigore con
sua grande sorpresa scoprì di dover essere uno di quelli scelti per tirarne uno.
La nostra squadra e quella dei nostri avversari, denominata Telethon-TIM,
formata da grandi campioni dello sport come Alonso, Fisichella, Massa, Razzoli,
Cassano e appunto Marco Simoncelli erano riunite al centro del campo
per la rituale scelta dei rigoristi.
Quando a Marco gli dissero che sarebbe stato uno dei prescelti per tirare uno dei rigori,
rispose con quel suo tono inconfondibile di voce: “Io lo tiro…
ma non so’ se riesco a prendere la porta!”.
Mi fece goal con un tiro centrale rasoterra ma fortissimo, facendomi passare
la palla sotto le gambe. I trentamila di Modena scoppiarono in un grande boato,
al ché mi guardò e mi disse: “Neanche quando ho vinto il campionato del mondo
ho sentito tanto casino!!!”. Di getto gli risposi: “Marco, questo succede perché
sei molto amato da tutti, grandi e piccini di ogni età”. Lo sport non ha perso
un grande campione ma anche l’erede naturale di Valentino Rossi che ci era invidiato
non solo in Italia ma in tutto il mondo intero.
Lui, come tutti coloro che praticano degli sport, in cui la velocità è la prerogativa
a prescindere, sanno che, e lo mettono in preventivo, può succedere per un motivo
o per un altro l’irreparabile.
La loro forza è che sono pienamente consapevoli di tutto ciò, ma la passione che li
avvince per lo sport è più grande di qualsiasi altro pericolo.
A volte ci sono segnali premonitori (cadute varie, incidenti più o meno gravi,
schivate in extremis o scivoloni di centinaia di metri) che dovrebbero allertare
coloro che sono protagonisti, ma sembra quasi che vogliano sfidare la fortuna
al limite di ogni logica.
Ciao SIC, sono certo che la tua corsa continuerà anche da lassù e magari ti ritroverai
con tutti i campioni della velocità che ti hanno preceduto in questo nuovo viaggio,
affinché ancora una volta, nella vostre folle corsa contro il tempo, potrete gioire
e constatare che grazie a lei per tutti voi… il sogno continua.
Mar
19
Sorry, the comment form is closed at this time.