Sanremo, Marzo 2001
Anche quest’anno è arrivato puntualmente “Il Santo Patrono” della musica leggera italiana: quel Sanremo (Festival!) al quale la maggior parte degli addetti ai lavori punta, facendo “voti” e carte false nella speranza di una più proficua vendita di CD, cassette e quant’altro sia legato all’industria discografica. Puntualmente come nelle passate edizioni si parla e si scrive di tutto ma sempre meno di canzoni, cantanti, arrangiatori e musicisti, spostando l’attenzione su argomenti più frivoli, alla ricerca disperata di qualche scoop. Forse molti non sanno che dietro ad una semplice “canzonetta”, c’è un lavoro oscuro di ore, giorni e mesi impegnando decine e decine di persone: dagli autori dei testi e della musica, agli arrangiatori, dai musicisti ai tecnici, dai cantanti ai produttori (anche se a volte poco esperti) non tralasciando i promoter per il lancio discografico fino ai grafici, agli operai delle fabbriche di stampaggio CD, agli addetti della distribuzione nei negozi. Ultimi, ma non per importanza, i network radiofonici e i DJ (vorrei sentire una radio senza musica fatta di sole parole! In quanti la ascolterebbero?). Che ci sia poi un forte business è ormai arci-noto. Canzoni come: “Nel blu dipinto di blu”, “Non ho l’età”, “L’italiano”, “Quando quando quando”, “Una lacrima sul viso” hanno fatto il giro del mondo, facendo guadagnare miliardi a tutto il settore discografico. E allora perché nonostante il grande spiegamento dei mass-media attorno al festival, c’è stato questo FLOP televisivo e forse anche discografico?? Probabilmente per il poco spazio riservato alle canzoni in gara, per le quali è difficile dare un giudizio al primo ascolto. Forse la vecchia formula del doppio interprete, un big e un giovane, riveduta e corretta darebbe la possibilità a chi giudica di assimilare meglio il brano e dare così un giudizio più convinto. Inoltre l’eccessivo intervallo fra una canzone e l’altra, con interventi dal back-stage troppo scontati e banali (Enrico Papi sa fare di meglio). L’idea è buona ma va cambiato il modo di proporla. Così facendo è venuta meno l’attenzione dei telespettatori verso le canzoni. Più veritieri Piero Chiambretti e Fiorello. Il primo con i suoi interventi spontanei ha trasmesso simpatia e allegria. Il secondo con la simpatia e l’esperienza di chi è sempre stato in mezzo alla gente, ha recepito con grande prontezza ciò che lo spettatore voleva.
E veniamo alla ormai famigerate giurie. Ho letto sui quotidiani che anche l’organizzazione del Festival difende a spada tratta la cosiddetta “GIURIA DI QUALITA’”: non vi sembra un po’ strano che proprio questa giuria sia quella che da parecchi anni decide le sorti del Festival spostando con i propri voti l’ago della bilancia, cambiando il vincitore? Alcuni precedenti: Anna Oxa davanti ad Antonella Ruggiero che poi la superò nella vendita dei CD. Sanremo 2000: gli Avion Travel, fischiatissimi dal pubblico in sala per aver vinto davanti ad Irene Grandi (altra trionfatrice nelle vendite). E quest’anno ancora a sorpresa Elisa, brava anche lei, ma non sicuramente popolare come Giorgia, seconda classificata (il vero vincitore è stato Zucchero che ha composto le due canzoni). Mi piacerebbe sapere quanti CD o 33 giri cosiddetti Nazional Popolari hanno nella loro teca, alcuni dei giurati speciali, in particolare coloro che ne masticano più di cinema che di musica. Sì perché chi accetta di fare il giurato di “qualità” al Festival di Sanremo, deve almeno avere una infarinatura musicale e conoscere qualcosa della vita artistica dei partecipanti alla manifestazione. Personalmente non ho mai visto un cantautore tipo Dalla, Battiato, De Gregori, Pino Daniele oppure qualche cantante come Morandi, Ranieri, Ramazzotti decidere le sorti di un film alla mostra internazionale di Venezia o al David di Donatello o al Giffoni Film Festival. Ma siamo sicuri che i loro palati sopraffini coincidano con il gusto musicale dei consumatori di CD della gente comune?
E veniamo alla padrona di casa: Raffaella Carrà. Personalmente ammiro la sua grande serietà professionale. E’ un’artista completa come richiede lo show-business: cantante ballerina, inviata speciale, intrattenitrice, conduttrice di grandi show in Italia ed all’estero, sincera e difensivista quando si tratta di ammettere anche un successo a metà, come nel caso del Festival di Sanremo 2001. Credo che le colpe di questo flop televisivo siano da ricercare in coloro che l’hanno consigliata e diretta; fosse stato per lei avrebbe dato retta a ciò che le dettava il cuore. Da buona emiliano-romagnola, con grande sensibilità avrebbe impostato il Festival in un’altra maniera, lasciando da parte quegli ospiti un po’ maleducati, scorretti e piuttosto scomodi scegliendo un altro genere di artisti tra cui (e perché non sognare!) la partecipazione di un gruppo di cantanti che un bel giorno decisero tutti assieme di indossare maglietta e pantaloncini corti per aiutare, giocando al pallone coloro che ne avessero avuto bisogno ed in particolare i bambini sofferenti di ogni età. Quella Nazionale Cantanti che al di la del risultato ottenuto sul campo esce dagli stadi dopo ogni partita, tra abbracci ed applausi. Sarebbe un sogno: per la prima volta tutti assieme con una canzone d’amore e di pace per i bambini di tutto il mondo, che ci accomuna sul palcoscenico più seguito, ambito, chiacchierato, osannato, amato, disprezzato d’Italia, ma che sicuramente farebbe gridare: W IL FESTIVAL! oppure CARRAMBA CHE FESTIVAL!!! Chissà forse è una utopia, comunque anche per speranze come queste, il sogno continua.
Mar
19
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