21-04-2013 TRATTO DA “A’ LIVELLA” DI TOTO’ Perciò, stamme a ssenti…nun fa’ ‘o restivo, suppuorteme vicino – che te ‘mporta? Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: nuje simmo serie…appartenimmo â morte!”

Così, Toto’, scriveva anni fa, nell’ultima quartina di una sua opera
letteraria passata alla storia, sulla parità di diritti e dignita’ dei defunti. Ultimamente,
per l’ambiente dello spettacolo e in particolare della musica leggera italiana,
non è stato un momento felice, visto i personaggi che ci hanno lasciato improvvisamente,
alcuni “senza troppi disturbi” come ci decantava Lucio Dalla nella sua “L’Anno che verrà”.
Per altri,nonostante da tempo non si sentisse parlare di loro, sono state riempite pagine su
pagine di giornali, nonché ore ed ore di trasmissioni televisive, fino,
come ormai e uso e costume, spettacolarizzarne persino i funerali.
Non importerebbe neanche fare nomi. Ma per i più distratti o smemorati,
due su tutti: Enzo Jannacci e Franco Califano che sono quelli che hanno fatto più scalpore,
mentre altre come quelle del romagnolo Emilio Pericoli e di un bolognese
doc come Giorgio Consolini,( ad onor del vero scomparso lo scorso anno) che
di Festival di Sanremo ne hanno fatti tanti,vincendone anche alcuni,
l’informazione sulla loro morte è stata molto striminzita, per non dire di routine!!
Da quanto tempo non si ascoltavano nelle radio private e non, canzoni di Jannacci o di Califano?
Oppure da quanto tempo non potevamo goderne di una loro partecipazione
a programmi o manifestazioni televisive importanti? All’improvviso, e credo
ne avrebbero fatto a meno, causa il loro addio a questa vita terrena,
sono stati catapultati agli onori della cronaca e hanno fatto più notizia degli altri due artisti sopra citati,
venendoci propinati continuamente nelle loro immagini di vita, enfatizzandoli fino all’inverosimile.
Jannacci, medico di professione e cantante-cabarettista per diletto, come a lui piaceva definirsi,
ha sempre cantato i personaggi della periferia o della malavita spicciola,
in canzoni tipo “Faceva il palo” o spensierate come “Vengo anch’io…no tu no”,
oltre “E la vita” interpretata da Cochi e Renato, nonché “Messico e nuvole” scritta
per lui da Paolo Conte. E veniamo a Franco Califano, chiamato dagli amici più intimi “il maestro”.
Personaggio fuori da tutti i canoni e schemi, con una vita assai travagliata,
tanto da conoscere il carcere per ben due volte: la prima nel 1970, nella vicenda
che lo vide coimputato per possesso di stupefacenti, unitamente a Walter Chiari.
L’altra, nel 1983, quando venne accusato ancora per droga e possesso di armi,
nell’ambito del processo Tortora. Anche allora titoloni sui giornali per lui come per altri,
quando si cade in disgrazia.Una volta assolto,però, con formula piena dai giudici,
come di prassi, le notizie vennero ridotte al lumicino.
Purtroppo il maledetto marchio dell’infamia ti rimane appiccicato per tutta la vita fino alla morte.
Voglio fare una provocazione: proprio in occasione del suo decesso,
forse i mass media in generale si sono voluti….sdebitare con il Califfo
evidenziandone in modo particolare la notizia. Per tornare invece alla differenza di trattamento da personaggio a personaggio,
per Giorgio Consolini e Emilio Pericoli, la stampa nazionale sicuramente è stata latitante e dire che,
come ho accennato sopra, canzoni come Tutte le mamme o Quando quando quando da loro
interpretate ancora oggi per la maggior parte di noi sono un piacevole ricordo.
Anche di trasmissioni ne hanno fatte tante e di grande successo, fino a qualche anno fa.
Non sono mai stati però personaggi che abbiano fatto parlare di sé per motivi pseudo-politici
o per comportamenti eclatanti.
Sì, perché al giorno d’oggi conta anche il modo di come conduci la tua vita privata.
Giorgio ed Emilio non credo facessero parte di questo tipo di personaggi.
Tornando però per un attimo a parlare di calcio, forse l’unica cosa che accomunava
questi artisti era il tifo per le squadre del cuore: Jannacci per il Milan,
Califano per l’ Inter, Consolini per il Bologna e Pericoli,
essendo romagnolo, presumo per la Juventus. Musica e sport, un connubio perfetto oltre
che un veicolo straordinario di comunicazione!!!
Peccato, che si venga sempre ricordati o declamati per ciò che un artista ha fatto
in vita e con maggiore intensità, quando si accinge a compiere “L’ULTIMO VIAGGIO”!!!
Con sarcasmo e modo ironico nei miei concerti ultimamente, omaggio la memoria di Dalla,
Battisti e Totò interpretando alcune loro canzoni:
Caruso, E penso a te e Malafemmena.
Alla fine del trittico musicale, prima di cantare l’ultima canzone,
rivolgendomi al pubblico chiedo loro, che se proprio mi volessero applaudire con più entusiasmo,
sarebbe molto più gradito farlo in questo contesto e che da me sarebbe
più apprezzato ora da vivo piuttosto che da………Solo così sentendo l’affetto
che il pubblico presente mi riserva, anche per me, musicalmente parlando… IL SOGNO CONTINUA!>

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